La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia
Marta aveva uno strano rapporto con il tempo. Faceva tutto preciso eh, però era sempre di corsa.
Oggi per esempio doveva accompagnare sua figlia Ludovica alla partita di pallavolo di fine anno. Comprare le calze della befana. Restituire un paio di libri in biblioteca. Comprare i cappelletti per il primo dell’anno in quel negozio di sfoglia che è l’unico dove li fanno che piacciono a sua mamma, che poveretta avrebbe tanto voluto riuscire ancora a farli lei.
I cappelletti per il pranzo di capodanno. Mistici. Nessuno vorrebbe in realtà farsi una cofana tanta di sfoglia e batù in brodo il primo dell’anno, dopo un veglione che sicuramente lascerà quella dolce collinetta nella zona addominale che per le feste emerge senza neanche troppa sorpresa. Suo marito ci si affezionava subito alla pancia e la teneva di compagnia, come un cane o un gatto.
Con la sua vecchia utilitaria parte. Anche se il passaggio a livello si è abbassato due volte di fila e il treno è passato solo dopo venti minuti, mentre Ludovica a macchinetta ripeteva “Non arriverò mai in tempo non arriverò mai in tempo non arriverò mai in tempo”, arrivò in tempo.
Per i libri da restituire un gioco da ragazzi, bastava lanciarli contro il portone della biblioteca con l’auto in corsa.
Le calze della befana, una coda alla cassa infinita al supermercato, solo per due calze. Ma ce l’aveva fatta.
Ora mancavano solo i cappelletti. Mancava una mezzora all’orario di chiusura dei negozi. Mancava solo un giorno a capodanno. Mancavano le chiavi della macchina dalla borsa.
Oddio le chiavi no! Ah, ecco, trovate!
Dai che se non arrivava in tempo a prendere i cappelletti poi sua madre le tiene il muso fino a pasqua. I suoi figli sicuro avrebbero tifato nonna. Suo marito avrebbe accarezzato la sua pancia sotto l’ombelico per vedere se faceva le fusa.
E come non detto, puntualissima, Marta arriva che la sfoglina ha appena chiuso.
Sembrava abbastanza sconvolta, Marta, vagando a piedi per Giovecca con gli occhi sbarellati. Se la fa tutta a piedi fino ad accasciarsi sui gradini della prospettiva di medaglie d’oro.
Non poteva non piangere, lì seduta, sola, nascosta tra siepi e gas di scarico.
Non c’era riuscita. I cappelletti, maledizione. Non era una brava madre, una brava figlia, una brava moglie. Era un disastro ecco che cos’era.
Alzò lo sguardo e gli parve di vedere fino al castello. Gli sembrò tutto chiaro e cristallino finalmente.
I cappelletti li andrà a prendere domani. Se agli altri non va bene peggio per loro. È capodanno anche per le mamme. Per una notte non rompetele i coglioni.
Buon anno.
Racconto originale di Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla
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