La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia
È il cortile del castello, ma l’aria ha profumo parigino. Oblunghi lampioni di ghisa nera piantati come spilli qua e là illuminano un dedalo di basse siepi. Tavoli tondi sparpagliati, eleganti camerieri con la giacca bianca corrono tra le stradine labirintiche create dal verde per servire i commensali.
Seduti al tavolo con me, i miei amici, si divertono. Pure troppo. Ogni frase è un brindisi, cade un piatto e parte un coro, gavettoni con il brodo. Claudio mi confessa di non avere i soldi per pagare la cena.
Come non ha i soldi?
Tranquillo che i soldi non li abbiamo nemmeno noi.
Caffè? Quanti caffè? Tre, quattro, cinque…cinque caffè.
Come facciamo allora?
Quanti limoncini? Sei, sette, otto…dieci…porto la bottiglia.
Si scappa.
Si alzano. Come la banda bassotti sfilano attaccati alle pareti fino all’uscita, per poi disperdersi nella nebbia.
Io rimango immobile. Sull’uscio, con la guancia appoggiata al muro freddissimo del castello.
Non si fa. Torno indietro a pagare.
Mi sveglio bocconi sul divano di casa. Le sei del mattino. Sono stupito da me stesso per il bel gesto onirico. Ma in fondo lo so, sono così pirla che nemmeno in sogno mi sogno di correre.
Racconto originale di Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla
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