La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia
Francesco Bianchi, detto Bianchi, aspettava sul binario che arrivasse il treno da Bologna.
Aspettava il suo amico Carlo Negroni, detto Negro.
Aspettava il suo amico Carlo Negroni, detto Negro.
amico Negro.
Era là. Lontanissimo. Ultimo vagone.
“Hei! Hei Negro! Negroni!” iniziò ad urlare per farsi vedere dal suo amico.
Un gruppo di africani con i borsoni però non la prese tanto bene. Pensavano che Bianchi dicesse a loro. Lasciarono cadere a terra i loro borsoni pieni di fazzoletti di carta e si gettarono a capofitto addosso a Bianchi.
Bianchi non rimase di certo fermo immobile ad aspettare di essere massacrato.
Iniziò a correre lungo il binario, seguito dal gruppo di africani. Negro che come tutti sul binario non aveva capito cosa stesse succedendo, avvicinandosi incuriosito, si accorse che quello che scappava era proprio il suo amico.
Senza i loro pesanti borsoni a tracolla gli africani erano velocissimi e acciuffarono Bianchi in men che non si dica.
Stavano proprio per tirargli il primo smataflone, quando arrivò, a rovinare il pestaggio, il Negro.
Fu chiarito l’equivoco. Bianchi non si sarebbe mai sognato di dire certe cose, era una persona rispettosa e sicuramente non era razzista.
Festeggiarono la pace ritrovata, consumando tutti insieme una birra fresca dalla Gigina.
Racconto originale di Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla
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