La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia
Era finalmente arrivato il momento che Pieralda aspettava da un anno.
Lei amava il teatro. E quella sera al Teatro Comunale avrebbe visto il suo idolo assoluto. Lo amava di quell’amore che non può essere dei gelosi, sapeva che era nell’harem e le andava bene così.
Quella sera avrebbe visto Carmelo Bene. Carmelo Bene nei panni dell’Amleto. Pura essenza teatrale.
Era una questione culturale. Era una questione gutturale.
Aveva preso il biglietto appena uscito il programma. Platea. Terza fila. Abbastanza vicino da sentire vibrare la sedia al suono cavernoso della sua voce, ma lontano il giusto per essere solo un paio di occhi brillanti che scrutano, di nascosto, in estatica contemplazione, non sentendosi degni abbastanza di incrociare quello sguardo così ieratico e totale.
Se la prese comoda. Pomeriggio libero. Fece un bagno. Con l’asciugamano intortato in testa scelse il vestito giusto abbinato alle scarpe giuste. La frangia a sinistra. Un paio d’ore buone allo specchio per truccarsi. Organizzazione della borsetta da sera.
Pronta per la platea. Terza fila, posto dieci, al centro.
Era davanti al Comunale. Un ultimo attimo per sé, prima di entrare. Si stava preparando. Si stava riordinando per essere sconvolta.
La maschera all’interno del foyer le chiese cortesemente di esibire il biglietto.
Panico. Le pupille di Pieralda si dilatarono. I capillari scoppiarono. Dalla bocca socchiusa uscì un flebile rantolo di dolore, come se le si fosse frantumato uno specchio nello stomaco.
Aveva lasciato il biglietto nell’altra borsetta.
Corse a perdifiato fino alla macchina. Sfrecciò come non aveva mai osato sfrecciare per le strade di Ferrara.
Passaggio a livello.
Ma porca…
Arrivata a casa l’ascensore fu troppo lento, così si catapultò su per le scale. Con un calcio rotante sfondò la porta avventandosi sulla sua borsetta con le perline farlocche. Il biglietto però non c’era!!
Ma porca…
Poi un flash. Che gli riportò alla mente qualcosa che doveva assolutamente ricordare. Ma non ricordò. Il biglietto era nella tasca del cappotto.
Con il fiatone, si ripresentò alla maschera.
“Mi dispiace signora..”
“Signorina…”
“Mi scusi. Mi dispiace signorina, ma non posso farla entrare mentre lo spettacolo è in corso.”
Per consolarsi di aver perso il primo atto, Pieralda amoreggiò nel guardaroba con la maschera del teatro.
Si sarebbero sposati poco dopo. E avrebbero avuto due figli, Carmelo e Amleto.
Una questione culturale. Una questione gutturale.
Racconto originale di Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla
Se la prese comoda. Pomeriggio libero. Fece un bagno. Con l’asciugamano intortato in testa scelse il vestito giusto abbinato alle scarpe giuste. La frangia a sinistra. Un paio d’ore buone allo specchio per truccarsi. Organizzazione della borsetta da sera.
Pronta per la platea. Terza fila, posto dieci, al centro.
Era davanti al Comunale. Un ultimo attimo per sé, prima di entrare. Si stava preparando. Si stava riordinando per essere sconvolta.
La maschera all’interno del foyer le chiese cortesemente di esibire il biglietto.
Panico. Le pupille di Pieralda si dilatarono. I capillari scoppiarono. Dalla bocca socchiusa uscì un flebile rantolo di dolore, come se le si fosse frantumato uno specchio nello stomaco.
Aveva lasciato il biglietto nell’altra borsetta.
Corse a perdifiato fino alla macchina. Sfrecciò come non aveva mai osato sfrecciare per le strade di Ferrara.
Passaggio a livello.
Ma porca…
Arrivata a casa l’ascensore fu troppo lento, così si catapultò su per le scale. Con un calcio rotante sfondò la porta avventandosi sulla sua borsetta con le perline farlocche. Il biglietto però non c’era!!
Ma porca…
Poi un flash. Che gli riportò alla mente qualcosa che doveva assolutamente ricordare. Ma non ricordò. Il biglietto era nella tasca del cappotto.
Con il fiatone, si ripresentò alla maschera.
“Mi dispiace signora..”
“Signorina…”
“Mi scusi. Mi dispiace signorina, ma non posso farla entrare mentre lo spettacolo è in corso.”
Per consolarsi di aver perso il primo atto, Pieralda amoreggiò nel guardaroba con la maschera del teatro.
Si sarebbero sposati poco dopo. E avrebbero avuto due figli, Carmelo e Amleto.
Una questione culturale. Una questione gutturale.
Racconto originale di Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla
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