La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia
Che caldo insopportabile.
Gualtiero era andato con la sua fidanzata in piscina. A lei il sole piaceva. Si spalmava sul lettino e rimaneva lì ad abbrustolire tutto il giorno. Mentre lui si sforzava di non svenire. Beveva bottigliette d’acqua su bottigliette d’acqua per evitare di seccarsi come una prugna della California.
“Andiamo a fare un tuffo?” chiese alla bella Gisella.
La ragazza non rispose nemmeno. Probabilmente il sole le aveva bruciato i timpani mentre piano piano si carbonizzava.
Sembrava un ammasso di funghi acquatici. Stipati in una vasca olimpionica a boccheggiare.
Gualtiero trovò il suo metro quadrato d’acqua clorata.
S’immerse scendendo lentamente dalla scaletta. L’acqua era un brodo ma rimaneva un sollievo dopo essere stati nel mezzo tra sole e piastrelle ustionanti della zona solario.
Mentre sbracciava nella corsia del nuoto libero però si accorse di aver fatto un errore terribile. Il più classico di tutti gli errori da piscina.
Aveva bevuto troppo prima di immergersi. E come ben si sa acqua chiama acqua.
Non aveva mai fatto pipì dentro a una piscina perché aveva visto nei film che il contatto con l’urina colorava l’acqua circostante di rosso, poi tutti ti deridevano e diventavi lo zimbello della città.
Non voleva fare figuracce.
Ma gli scappava tantissimo. Era bloccato al centro della grande vasca, si ricordò di un documentario che aveva visto sulle piscine comunali in Cina, dove si vedevano solo tante teste more e nemmeno una gocciolina di liquido trasparente.
Acqua, ruscelli, la schiuma dopo i tuffi.
Come poteva trattenerla ancora? Sentiva la vescica scoppiare.
Così lo fece.
Aaaaaaaaaaaaah. Che goduria.
Non ci fu nessun cambiamento di colore nell’acqua attorno a lui. Maledizione ai film che raccontano sempre bugie.
Racconto breve di Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla
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