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16 settembre 2014

iNobiettivo–Marino

La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia

Monumenti ai caduti di Via Pomposa, Ferrara
Marino è un vecchio signore che l’età sua nemmeno se la ricorda più.

Confonde tutti i nomi dei figli e dei nipoti già da tempo, nessuno di loro però ne fa un dramma. E allora va bene così.

E’ un simpatico omino a forma di prugna, tutto incartapecorito, due orecchie che sembrano vele e un nasone che non aveva mai finito di crescere.



Sorride sempre Marino, i pochi denti che gli rimangono gli piace metterli in mostra.

Lui aveva fatto la guerra. Marina militare. La memoria è ormai quella che è ma quella sensazione di paura e disperazione ti si cicatrizza talmente a fondo nei ricordi che è impossibile dimenticarsela.

Un giorno, leggendo in balcone la sua pagina di giornale preferita, quella dei necrologi, Marino trova la foto di Achille, l’ultimo dei suoi commilitoni. Dall’età dell’amico capisce che anche lui è ormai un vecchietto avvizzito.

Lui che era il pilastro della sua famiglia.

Lui che in guerra era capace di risollevare gli spiriti degli altri marinai per non fargli sentire la distanza da casa, per fargli dimenticare quel tanto che bastava che la guerra era inutile e orribile.

E ora che anche Achille è andato ,rimane solo lui.

Zoppica giù per le scale, fino allo scantinato, dove fino a qualche anno prima passava pomeriggi interi al bancone da lavoro a costruire giocattoli di legno per i suoi nipotini, apre un vecchio baule polveroso, pieno di tutti i ricordi della sua gioventù.

E lì la trova, perfetta. La sua divisa, quella che dopo il congedo si è piegato ben bene e ha conservato per il resto della sua vita, con tanto di cappello, gradi e bavaglio, blu come il mare che amava tanto.

La indossa a fatica. Ai tempi era magro come un chiodo, anche se mangiava come un bufalino, ma in tempi di guerra che ci volevi fare… ora gli esce un po’ di pancetta dalla camicia e i pantaloni sono talmente lunghi che bisogna fargli quattro giri di risvolto.

Prende l’autobus.

Il viaggio è un grande ricordo, sfocato, mescolato. Marino sorride, perché se è arrivato fino a lì…con tutto quello che gli è capitato.

Scende dall’autobus in via Pomposa.

La gente per strada guarda stranita quel simpatico vecchietto vestito come Paperino arrancare verso il monumento ai marinai caduti. Una pacchiana riproduzione di una nave militare su una pedanona di cemento armato azzurro.

Sembra un’impresa titanica ma Marino si arrampica fino sopra a quella nave, arenata appena fuori dalle mura.

Raggiunge la prua. Sull’attenti. Salutare. Riposo.

La nave si stacca dalla pesante piattaforma di cemento armato azzurro, pronta a salpare verso il cielo.


Racconto originale di
Nicolò Battaglia
Foto originale di Franco Colla






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